Il brivido e la libertà vigilata.

Il processo penale è lungo, terribilmente lungo, indecentemente lungo.

La condanna è a mai, a forse, a magari in prescrizione.

Il brivido della sentenza è ormai un sussurro, mentre la libertà individuale è oramai sempre più vigilata.

L’Europa condanna l’Italia in continuazione. I reclusi in attesa di giudizio: quasi il 25% dei detenuti, lo svolgimento del processo una barbarie mediatica alimentata dal protagonismo dei pubblici ministeri e dal danaro dei giornalisti.

Si può asserire che siamo al giudizio sommario, della piazza mediatica? Ma direi di si’…

Ma iniziamo dall’inizio .… in ordine sparso e casuale, come lo è il sistema giudiziario…

Le indagini possono essere avviate da una semplice « notizia di reato ». Qualsiasi cialtrone, qualsiasi amico di un procuratore arrivista e protagonista, può fornire una « notizia di reato » fabbricata ad arte, su misura, per l’occasione. E’ cosi’ che ora noi, tutti noi, siamo in libertà vigilata, in libertà «notiziata» , sempre a disposizione …

Un articolo di giornale, una denuncia anonima ed iniziano indagini, appostamenti, controlli su innocenti, per ripicche personali, vendette di partito, ricatti d’alcova. Gigantesche spese fatte alla ricerca del solo interesse personale di un anonimo accusatore a scapito della nostra libertà, che quindi è sempre di più «vigilata» e sotto la tutela di uno sconosciuto ed anonimo questurino prima, procuratore poi.

Eliminiamo questa possibilità:
togliamo l’anonimato del delatore; la notizia del possibile reato deve provenire da fonte certa, nota, e verificata con grande attenzione; deve essere recente, senza ripensamenti, senza ma e senza forse e senza si dice.
Il sussurrio fra le docce del carcere, la confidenza fra i tavolini del caffè , magari riportate dopo anni e riferite a persone ormai decedute non sono, non possono e non devono essere prese in considerazione.

Le indagini, libere ma con tempi certi e limitati per l’accusa, libere e con altrettanti tempi certi e limitati per la difesa. Non è possibile che le indagini accusatorie possano durare anni mentre i tempi disponibili per la difesa siano di pochi mesi.

Ma non si va subito in udienza. Lo scopo dell’amministrazione non è quello di celebrare i processi ma di trovare un accordo preliminare fra le parti, una riduzione di pena, una compensazione.
Nessuno deve avere l’interesse alla pubblicità personale, a generare spese processuali, a creare comunque danni maggiori alle parti lese, alle famiglie dei colpevoli, agli stessi testimoni.
Il primo scopo deve essere l’accordo fra le parti, la negoziazione della pena, l’ottenimento di un giusto e reale risarcimento, l’eliminazione di rischi futuri per la comunità.
Lo scopo non è la sentenza, la condanna oppure l’assoluzione… Il processo , di per sé, è già un atto negativo, una battaglia che non ha vinti e vincitori ma solo vittime e perdenti.

Ben venga il sistema anglosassone che cerca, in tutti i modi, l’accordo fra le parti prima di ogni cosa.
E poi, in mancanza di un accordo vero e giusto si va in udienza.
E' il primo grado di giudizio.

Tutti gli elementi processuali devono essere sempre disponibili. Non è possibile che l’accusa occulti gli elementi contrari alle sue ipotesi e mostri solo quelli a lei favorevoli.

La pubblica accusa rappresenta gli interessi del popolo, e quindi deve essere imparziale, e quando non lo è deve essere sanzionata, deve essere punita; sempre e rapidamente e non con un trasferimento d’ufficio in un’altra regione da parte di colleghi e compagni di partito.

La sentenza di primo grado deve essere definitiva. Questo è un deterrente di grande efficacia.
Non si aspetta più l’appello, la cassazione e l’amnistia : la sentenza di primo grado è immediatamente eseguita.

Nulla toglie che si possa ricorrere in appello. Ma con alcuni paletti. In appello ricorre solo una delle parti e non può ricorrere la pubblica accusa. Evitiamo che, per lo meno da parte dei PM, si vadano a trascinare processi per anni ed anni solo per il gusto del dibattito e del protagonismo personale del magistrato di turno.

In appello la sentenza di primo grado può essere confermata, annullata oppure la condanna ridotta.
La condanna non può essere aumentata. E’ ridicolo leggere che l’assolto in primo grado in appello viene condannato all’ergastolo!

Ed ancora: nessuno, ma proprio nessun membro dell’organo giudicante in primo grado può essere presente nell’organo giudicante in corte d’Appello. Evitiamo che gli stessi giudici siano chiamati a giudicare gli stessi imputati nelle stesse città, con le stesse amicizie, con le stesse frequentazioni.

E lasciamo aperta comunque sempre la possibilità di addurre nuove prove, nuovi elementi a discarico, a discolpa, in favore dell’imputato : la possibilità di provare un’innocenza od una riduzione di colpevolezza deve essere sempre garantita e disponibile in tempi rapidi e senza ostacoli.

Ma tutto ciò ancora non basta: perché nei tribunali si lavora ad orario ridotto? Perché i giudici compaiono in aula con due ore di ritardo, oppure mai? Perché i rinvii sono decisi all’ultimo minuto?
Ma non si può lavorare su due turni ? Non possono celebrare i processi il sabato e la domenica?
Il giorno di riposo del giudice e dell’avvocato deve essere a discapito dell’imputato?
Un anno di sforzo, di ore in più di lavoro gratuito per il bene dello Stato: non è possibile?
Lavorare nei mesi di vacanza tribunalizia non è possibile ? Se mancano i fondi per nuove assunzioni non riescono i Signori dei Tribunali ad organizzarsi ed a fare del volontariato civile?

Non ci si rende conto che un anno di lavoro con qualche ora di straordinario in più dà un’immagine di civiltà ad un sistema screditato, malato, inaffidabile e ripetutamente condannato dalle istituzioni europee ?

Gli orgogliosi giudici con le auto blu, le scorte di poliziotti, le presenze ai dibattiti ed alle trasmissioni in prima serata ed ai telegiornali di mezzodì, non potrebbero lavorare gratuitamente il sabato,la domenica, nei mesi di chiusura evitando telecamere, microfoni e poltroncine?
Giudici: non è ora di meditare con attenzione sulle carte processuali e di scrivere più sentenze dimenticarsi le interviste in prima pagina ? Giudici : è ora di liberarci da questa vostra libertà vigilata.

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